SPECIALE BAIL-IN IL NUOVO SALVATAGGIO DELLE BANCHE



Il nuovo sistema di salvataggio delle banche.

In fine ci siamo arrivati. La crisi strutturale dell’economia occidentale, palesatasi nel 2007 con lo scoppio delle bolle immobiliari e finanziarie, è giunta al suo inevitabile epilogo: colpire il risparmio. Dal il primo Gennaio 2016, il nostro ordinamento ha recepito la direttiva 2015/59/UE, che indica gli estremi per l’attuazione delle procedure di risanamento e gestione delle crisi degli istituti di credito e degli intermediari finanziari, conosciuta dal grande pubblico come: Bail-In.

Sebbene l’attenzione dei risparmiatori sia focalizzata soprattutto sul cosiddetto Bail-In, in realtà i decreti Legislativi di recepimento n. 180/2015 e n.181/2015 predispongono tutta una serie di procedure atte a far si che gli istituti di credito in crisi possano risanare le loro sofferenze e riprendere la loro attività.

In particolare la Direttiva Comunitaria individua quattro strumenti a disposizione del soggetto deputato alla risoluzione della crisi bancaria:

  1. la vendita di una parte dell’attività a un acquirente privato;
  2. il trasferimento temporaneo delle attività e passività ad un ente ponte, per gestire le operazioni più importanti, in vista di una successiva collocazione sul mercato;
  3. lo strumento della separazione delle attività dalle passività e l’attribuzione di queste ultime ad una società veicolo (Bad Bank) per gestirne al liquidazione;
  4. l’applicazione del Bail-in, propriamente detto.


Speciale Bail-In

Organo investito per l’attuazione di questi interventi è la Banca d’Italia.
In parole povere il Bail-In è uno strumento atto a consentire la ricapitalizzazione dell’istituto di credito, svalutando o riconvertendone le passività, al fine di rimetterlo in condizione di svolgere la sua attività sul mercato. La recente crisi della Banca Marche, delle Casse di Risparmio di Chieti e di Ferrara, nonché della Banca Etruria, ha comportato per la prima volta l’applicazione di queste misure straordinarie, con i loro pesantissimi effetti sui piccoli obbligazionisti e risparmiatori.
Ad essere colpiti nell’ordine possono essere:

1. gli azionisti;
2. i detentori di altri titoli di capitale;
3. gli altri creditori subordinati;
4. i creditori chirografari;
5. le persone fisiche e le piccole e medie imprese titolari di depositi per l’importo eccedente i 100.000 euro;
6. il fondo di garanzia dei depositi, che contribuisce al bail-in al posto dei depositanti protetti.


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COME DIFENDERSI

Afronte di una simile situazione, vi sono delle possibili contromisure quali:

- NON CONCENTRARE LA LIQUIDITA’.
E’ evidente che dividere il rischio su più banche , rappresenta una soluzione ovvia, meno facile è sfuggire ai costi di gestione dei conti correnti che aumentano con l’aumentare del loro numero, per essi è necessario affidarsi ad una buona consulenza.

- SEPARARE I CONTI CORRENTI DAGLI INVESTIMENTI;
Concentrare le proprie attività, sia di impiego che di finanziamento, su un'unica banca è indubbiamente un grave errore, Il destino del nostro conto corrente deve essere separato da quello dei nostri risparmi. Il risparmio gestito rappresenta senz’altro un’altra opportunità, rispetto al contante, magari operando un mix fra i due.

- INFORMARSI SULLE CONDIZIONI DELLA PROPRIA BANCA
Questo rappresenta senza dubbio lo strumento più efficace. Un buon consulente deve spingere il cliente ad assumere un’ atteggiamento attivo nei confronti del proprio istituto di credito. E’ possibile valutarne anche il grado di patrimonializzazione con specifici indicatori, secondo i nuovi criteri di Basilea 3 e la sua solvibilità nei momenti di difficoltà.

- AFFIDARSI AD UN BUON CONSULENTE FINANZIARIO
Concludiamo ricordando che, affidarsi ad un buon consulente finanziario, rappresenta la migliore tutela in una situazione come la presente, in continuo cambiamento e caratterizzata da un’estrema precarietà. Solo così è possibile restare aggiornati e cogliere quell’attimo che può fare la differenza tra subire pesanti perdite e preservare i risparmi di una vita.


IL FONDO INTERBANCARIO PER LA TUTELA DEI DEPOSITI. UN ISTITUTO DA TENERE D’OCCHIO.

E se poi la nostra banca fallisse? I depositi fino a 100.000 euro sarebbero effettivamente tutelati? Il FITD (Fondo Interbancario Per la Tutela dei depositi), istituito nel 1987, sotto la supervisione della Banca d’Italia, è un consorzio di diritto privato a cui aderiscono tutte le banche italiane e quelle extracomunitarie che hanno filiali nel nostro paese. Non vi aderiscono le Banche di Credito Cooperativo, le quali hanno un proprio Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo.

In teoria in caso di fallimento dell’Istituto di Credito, il FIDT offre una copertura fino a 100 mila euro verso ogni depositante. In caso di conti cointestati a due persone il limite raddoppia. Se poi nello stesso istituto vi è un conto cointestato a due persone e un altro intestato ad una sola di queste, il limite è sempre di euro 100 mila ciascuno, per cui se il conto cointestato ammontasse ad euro 200mila e quello personale ammontasse ad euro 50mila, ad essere tutelati sarebbero comunque i risparmi fino alla soglia dei 100mila ciascuno. Quindi verrebbero rimborsati tutti i risparmi del conto cointestato (200mila) e resterebbero non tutelati i 50mila.

La tutela avviene per banca, sicché se poi gli stessi risparmiatori sono intestatari di conti in altri istituti, questi verranno tutelati sempre sino alla soglia dei 100mila euro ad istituto.

Nei fatti poi, in caso di insolvenza il Fondo si attiva da solo, entro 7 giorni dalla data in cui si producono gli effetti del provvedimento di liquidazione coatta della banca (quindi non è immediato). Storicamente è già intervenuto alcune volte, in occasione di sporadiche crisi bancarie.

Ci chiediamo però cosa succederebbe se dovesse intervenire a fronte di fallimenti diffusi ed importanti, visto che il FIDT dispone di un fondo cassa sotto dimensionato rispetto alle possibili esigenze e alle indicazioni della BCE.

IN QUESTO FRANGENTe E’ ANCORA POSSIBILE DETENERE CONTANTE ?

Se i conti correnti sono così a rischio, allora potrebbe essere un idea convertire parte dei propri risparmi in contante e magari custodirli in una cassetta di sicurezza. Ciò è possibile, anche legalmente, ci sono però alcuni costi da sostenere, quali quelli bancari ed assicurativi, non certo trascurabili, soprattutto in quanto le banconote non producono interessi. Inoltre, se poi si possiede valuta estera, sarà necessario tutelarsi dal rischio cambio, nonché (ma questo vale anche per l’euro) dal rischio che le banconote vengano messe fuori corso dalle banche centrali dei rispettivi paesi. Infine, non ultimo è il problema fiscale generato dalla reintroduzione del liquido sui conti correnti, quantunque esso sia stato lecitamente risparmiato.

Presso di noi la consulenza indispensabile, al fine di effettuare queste operazioni nell’ambito della legalità, viste le restrittive norme fiscali in vigore.


HAI MAI PENSATO CHE DETENERE TITOLI DI STATO POSSA ESSERE RISCHIOSO?

E se in banca i conti correnti sono in pericolo, non va meglio se si pensa di investire nei vecchi BOT e CCT. Con decreto del Ministero dell’Economia e Finanze, pubblicato nella G.U. del 18 dicembre 2012, sono state introdotte le Clausole di Azione Collettiva (CACS), con cui si autorizza lo Stato italiano , per le nuove emissioni aventi scadenza superiore ad un anno, a modificarne i termini di rimborso e di rendimento, in caso di necessità. In parole povere qualora l’attuale crisi si aggravasse anche i titoli di stato potranno essere “CONGELATI”, lasciando il risparmiatore privo di qualsiasi sicurezza.

I nostri professionisti sono a disposizione al fine di individuare forme di investimento alternative, anche in TITOLI DI STATO ESTERI, valutando le emissioni “più sicure” relative agli stati maggiormente solvibili ed il rischio rappresentato dalla valuta.


HAI MAI PENSATO DI TUTELARTI DAL PERICOLO DI UNA MINI PATRIMONIALE SUI CONTI CORRENTI?

In un simile frangente, in cui i rendimenti dei BTP decennali si aggirano sull’ 1,5% e quelli dei BOT sono negativi, molti risparmiatori hanno deciso di parcheggiare i loro risparmi sui conti correnti.

Possono stare tranquilli? Purtroppo NO. Nel caso in cui i conti pubblici fossero fuori controllo, da tempo è all’ordine del giorno la possibilità che venga effettuato un nuovo prelievo forzoso, ipotizzato questa volta del 2 o 3%, allo scopo di far cassa.

L’esperienza fatta con il Governo Amato nel 1992, è ancora viva e, la rapidità della decisione e la sua non prevedibilità darebbero un serio colpo ai diritti e alle finanze dei risparmiatori.

Prevedere tutto questo è possibile, basta farlo ora contattandoci per tempo.



CON IL “PRE – BAIL IN” . NEMMENO I CONTI SOTTO I 100.000 EURO SAREBBERO AL SICURO.

Recentemente, stando ad alcune indiscrezioni  di una parte della stampa specializzata,  era emersa la volontà della Banca Centrale Europea, di raccomandare ulteriori misure restrittive, da adottare in caso di una crisi che avesse nuovamente colpito un istituto di credito.

Queste grida di allarme avevano trovato conferma in un Parere della Banca Centrale Europea datato 8 Novembre 2017 dal titolo “revisioni del quadro dell’unione per la gestione della crisi”  (CON/2017/34).

In sintesi la BCE, al fine di “permettere  una reazione tempestiva ai deflussi di liquidità”, (leggi corsa agli sportelli) proponeva di:

  • a) modificare il sistema generale  di indennizzo dei correntisti, con coperture più limitate da effettuarsi su base discrezionale, che potranno essere concesse da un’autorità competente.
  • b) consentire ai correntisti un prelievo limitato su base giornaliera, “coerente con il livello di tutela stabilito in base alla direttiva sui sistemi di garanzia dei depositi (DGSD)

Al fine di tutelare i risparmiatori, verrebbero adottate misure quali “un adeguata informativa sui tempi  di ripristino all’accesso dei depositi…”.

In poche parole, anche i rapporti al di sotto dei 100.000 euro sarebbero colpiti dal Bail In, mediante il blocco parziale dei prelievi nell’immediato e la loro decurtazione successivamente…